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C’erano foto vecchie di Totò Riina, ma in particolare ricordo che il giornale cercava di ricostruire al computer il volto di uno dei mafiosi più celebrati e nello stesso tempo sconosciuti.

Rimuginai a lungo sulla mia ‘scoperta’: guardavo dallo specchio la faccia assorta di mio padre che inseguiva i suoi pensieri mentre il signor Lo Piccolo lo massaggiava e cercavo di immaginare quale sarebbe stata la sua reazione quando gli avrei chiesto se il mio sospetto fosse giustificato Cosa che accadde puntualmente sulla strada di ritorno, in macchina.

‘Iolanda’, invece, era il medico Nino Cinà, lo stesso che nella cosiddetta ‘Trattativa’ fra Stato e mafia del ’92 e ’93 – di ciò avremo di che parlare – fu il portavoce ufficiale di Totò Riina; mio padre lo chiamava così perché abitava a Mondello, in via Principessa Iolanda.

Io ero il suo autista, il presidente Schifani, oggi seconda carica dello Stato, guidava l’auto di Peppino La Loggia e il presidente Totò Cuffaro faceva l’autista di Calogero Mannino.

Fonte:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201004articoli/53888girata.asp

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